Riccardo: arbitro e infermiere

Oggi siamo in compagnia di Riccardo, arbitro di calcio appartenente alla sezione di Adria ma prima di tutto infermiere. Raccontaci dove lavori e com’è la situazione lì riguardo il coronavirus?
Buongiorno a tutti voi. Lavoro come infermiere di anestesia presso l’Ulss 6 Euganea, distretto di Piove di Sacco. Stavamo iniziando ad avere diversi casi positivi, tant’è che ci siamo subito attrezzati predisponendo un intero piano dove assistere i pazienti. Poi l’organizzazione è cambiata ulteriormente la settimana scorsa; ora siamo ospedale Covid – free, nel senso che i pazienti positivi al Covid 19 sono stati trasportati in altri presidi ospedalieri, primo fra tutti Schiavonia. Nel complesso è un periodo delicato con cambiamenti repentini: alcuni colleghi sono a casa in quanto contagiati dal viris, ai quali faccio i migliori auguri di pronta guarigione; molti sono stati mandati in altri ospedali dedicati all’assistenza al coronavirus, ad aiutare i colleghi che stanno veramente combattendo in trincea; altri ancora spostati in altri reparti a seconda delle necessità.
D’altra parte è bello osservare come tutte le figure sanitarie si stanno dando un gran da fare, lavorando con una sinergia forse forte come non mai, per garantire la migliore assistenza possibile a tutte le persone.
Su questo non ci sono dubbi, nei telegiornali vediamo tutti i giorni scene molto forti, non possiamo che dire grazie per tutto il lavoro che state facendo.

Per quanto riguarda l’ arbitraggio invece, in qualità di preparatore atletico della sezione di Adria, cosa consiglieresti agli arbitri per fronteggiare questo periodo?
Sebbene i campionati siano sospesi, questo non deve certo essere una motivazione valida dall’astenersi dal fare qualsiasi attività fisica, naturalmente secondo le modalità opportune. Esercizi di potenziamento muscolare in casa piuttosto che di allungamento, tapis roulant e una corsetta nel proprio giardino o in uno spiazzo nelle vicinanze, magari svolgendo andature ed esercizi propriocettivi bastano a mantenere l’elasticità e la tonicità muscolare. In generale: esercizi in casa uniti ad una passeggiata per andare a fare la spesa o portare a spasso il cane ecco che sono sufficienti per mantenersi attivi senza infrangere le limitazioni del periodo. E una alimentazione corretta completa il tutto.

I campionati sono sospesi, eppure prima ci hai detto che l’arbitraggio non si ferma neanche in quarantena, potresti spiegarti meglio?
L’arbitraggio è una passione grande, una bellissima attività che nonostante la ferma continua ad andare avanti in vari modi: si partecipa riunioni via chat, ci si sente per telefono, si ripassano i quiz tecnici, ognuno trova un modo per dare il proprio contributo da lontano all’associazione. Inoltre questo momento può fungere da spunto per nuove idee: reclutamento, raduni, tornei e tanto altro ancora. Essere arbitri non è solamente fischiare all’interno di una partita, è una qualità caratteriale, un modo di essere e di comportarsi in qualsiasi situazione di vita. E quando si potrà tutta la sezione di Adria tornerà a dedicarsi all’arbitraggio dei campionati con la volontà che sia il nostro presidente Bordina che lo stesso presidente Nicchi conoscono molto bene. Solo chi ha la bellezza di avvicinarsi a questo mondo sa quanto questa famiglia è in grado di darti.

Come vedi queste misure restrittive? Sono necessarie o un po’ esagerate?
Sono misure importantissime per prevenire la diffusione incontrollata del virus che purtroppo è molto contagioso.
È difficile rimanere in casa, non poter frequentare amici e parenti, accantonare gli hobbies ecc.. lo capisco ma al momento è la strategia migliore per contenere il virus. Credo che la giusta chiave di interpretazione sia concentrarsi su quello che possiamo fare piuttosto su quello che, al momento, ci è limitato. Dobbiamo capire che i sacrifici di adesso servono per proteggere non solo i nostri cari più a rischio ma anche noi stessi perché come abbiamo potuto constatare, nessuno è esente da questa malattia, le variabili sono tante e c’è sempre la possibilità, seppur minima, che anche la persona più in salute possa ammalarsi.

Un’ultima domanda prima di chiudere. Secondo te, come si stanno comportando gli italiani? Chi può fare la differenza in questa pandemia?
Tutti noi possiamo fare la differenza con i nostri comportamenti e le nostre azioni. È indubbio che ad un evento del genere si richieda una notevole responsabilità collettiva e stiamo facendo bene, non molliamo e continuiamo così. Credo di parlare a nome di tutti gli italiani quando dico che, come abbiamo dimostrato in passato, di fronte alle asperità sappiamo trovare nuove soluzioni. Supereremo questo ennesimo ostacolo e lo tradurremo in esperienza, arricchendoci e migliorandoci. Un ringraziamento a tutti quanti e un abbraccio a chi in questo momento per un motivo o per l’altro si trova in grande difficoltà.

Potrebbero interessarti anche...